La resilienza non basta: dobbiamo ricordarci dell’esistenza

A seguito della strage dei migranti avvenuta nei giorni scorsi sulle coste calabresi, abbiamo intervistato Maria Pia Tucci, Responsabile Ufficio Stampa di Comunità Progetto Sud (di cui avevamo già pubblicato contributi sulle loro attività di accoglienza in Calabria).
Eccovi le sue risposte. 

È notizia recente che Don Giacomo Panizza è stato nominato Commendatore dal Presidente Mattarella per l’impegno di accoglienza esercitato in Calabria, per Comunità Progetto Sud, di cui anche tu fai parte. Ci aggiorni sulla vostra attività? 

Abbiamo ricevuto e accolto la decisione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con riconoscenza e felicità. Don Giacomo ci ha subito “tirati in ballo”, per usare una sua espressione, dichiarando che quel riconoscimento di commendatore “spetta a tutto il gruppo di Comunità Progetto Sud e alla gente di Calabria” che ogni giorno è impegnata a guardare al domani con senso di umanità e voglia di fare bene il bene.
Le nostre attività continuano oggi seguendo i principi cardine con cui la Comunità, 47 anni fa’, ha messo radici in Calabria, a Lamezia Terme:  l’attenzione ai diritti di tutti e tutte, alla Pace, alla costruzione della giustizia sociale, all’ ambiente, al perseguimento di azioni che possano influenzare le politiche sociali tese a rimarginare le povertà e le disuguaglianze. Oggi siamo un gruppo di gruppi e una rete che si intreccia con altre reti sociali regionali, nazionali e internazionali.

Don Panizza, in un’intervista del 26 febbraio al Corriere della Sera, esprime la sua rabbia verso “una politica cieca ancor più che cattiva” riferendosi alla strage di migranti davanti alle coste del Crotonese. Oltre al soccorso, dovere umanitario, si pone ora e sempre, il problema della gestione dell’accoglienza sul territorio. I vostri circa 150 ospiti sono, come afferma Don Panizza, persone che per cultura e formazione potrebbero essere utilmente inserite nella nostra società?

“La gente di questi paesi è di un tatto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione: qui una volta la civiltà era greca”. Cito Cesare Pavese, confinato a Brancaleone, perché credo che a volte la parola accoglienza sia ormai diventata insensibile alle azioni, quasi un ritornello che si canta e non si ascolta. Un modus acclamato e poco incline alla vera essenza di percepire l’altro. All’accoglienza, come tratto caratteriale dei calabresi, non può essere relegata la responsabilità dell’azione politica e umanitaria dovuta dallo Stato e pianificata insieme ai territori e con le persone, tutte, a cui è dovuta dignità. 

Come si sviluppa concretamente il vostro progetto di accoglienza? Prevede un inserimento nel mondo del lavoro? 

Noi lavoriamo insieme ai SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) e con loro strutturiamo anche percorsi di formazione e avviamento al lavoro, partendo da un’analisi delle esigenze di mercato, provando a pareggiare domanda e offerta. Abbiamo un servizio legale, che si rivolge alla tutela delle persone e le istruisce sui loro diritti e sui loro doveri. Lavoriamo con le donne e i bambini, tenendo conto della sfera affettiva e psicologica, con percorsi che mettono al centro anche la scuola e il diritto all’ istruzione fin dalla prima infanzia. Insieme con la rete nazionale e anche regionale ci occupiamo di contrasto alla tratta degli esseri umani e poniamo molta attenzione all’individuazione di situazioni di sfruttamento lavorativo e sessuale grazie all’attività che svolgiamo con le unità di strada. 

Vi occupate anche di minori? Anche non accompagnati? Per loro prevedete un percorso formativo?  

“Lunarossa” è la nostra casa/appartamento per minori non accompagnati. L’appartamento è nel palazzo “Pensieri e Parole”, un bene confiscato e riutilizzato, diventato un condominio sociale, che ospita più servizi e interventi sociali della Comunità Progetto Sud.
I nostri ragazzi hanno come tutori famiglie della città e non, come spesso accade, avvocati designati d’ ufficio. Con noi vivono e si relazionano, intraprendono lo studio della lingua e vengono avviati al percorso scolastico che spetta alle loro età, con le famiglie trascorrono momenti di condivisione e così iniziano a vivere momenti sociali plurali di accoglienza e scambio culturale. 

Il vostro lavoro ha risentito negli anni delle modifiche normative e degli interventi governativi che si sono succeduti? Se sì, in che modo?  

Un esempio su tutti. Nel 2019 abbiamo rinunciato a gestire la prosecuzione del CAS, nonostante avessimo vinto il nuovo bando emanato dalle prefetture. Abbiamo rinunciato ai soldi dello Stato per non seguire le azioni che il “modello Salvini” imponeva: cioè solo dare da mangiare e da dormire.  Abbiamo detto no a quel modello, per noi, disumanizzante e abbiamo continuato i percorsi sociali di formazione e inserimento delle donne (il CAS era di sole donne) facendocene carico e inserendo la prosecuzione delle attività in corso direttamente nel nostro bilancio sociale. Bene, questo ci è costato anche una multa, da parte dello Stato, di 7.000 euro o poco più. 

La situazione internazionale (conflitti, terremoti, siccità) provocherà un aumento sensibile di persone costrette a migrare anche attraverso rotte nuove o meno battute: ciò complicherà ulteriormente la situazione italiana nei prossimi mesi. Voi siete in contatto con altre associazioni/istituzioni nel Sud Italia? Cosa prevedete per il futuro? 

La nostra traiettoria rimane quella di lavorare con le persone, di fare rete per i diritti. Siamo fondatori e parte integrante del CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza) per esempio, ma anche in Calabria manteniamo vive le relazioni con chi si occupa di migrazione e diritti, Per il futuro sappiamo e lo vediamo che c’è molto da lavorare sull’ umanità delle politiche e non solo. 

Di cosa avete bisogno? Come vi si può sostenere a distanza? 

C’è bisogno di attenzione ai territori, di ripristinare lo sguardo sull’umano, c’è bisogno di dialogo, di riuscire ad essere indignati e consapevoli, di imparare insieme la condivisione. Forse è un’immagine troppo sognante? Io dico che è la visione che dovremmo avere come Cittadini del Mondo: la resilienza non basta, dobbiamo ricordarci dell’esistenza che è dovuta ad ogni persona.  Ecco forse queste sono le cose di cui c’è bisogno, a ogni latitudine.
Abbiamo un canale per il 5x1000 e un canale per le donazioni che si può trovare sul nostro sito www.comunitaprogettosud.it 

La Redazione
[marzo 2023] 

Maria Pia Tucci è responsabile Ufficio Stampa della Comunità Progetto Sud e consulente per la comunicazione. Gestisce da libera professionista eventi di cui è anche media relation. Cultura e sociale sono gli ambiti nei quali ha maturato un know how specializzato. L’attenzione alle parole la vede una professionista impegnata nella diffusione delle buone pratiche e dell’etica delle notizie

Foto: credits Maria Pia Tucci